E se fosse proprio Pikachu a consigliarci il modo migliore per costruire l’Italia digitale?
La scorsa notte, nella contea di Flanger, in Florida, si è sfiorata la tragedia. Un uomo svegliato dal rumore di due ragazzi intenti a dare la caccia ai Pokémon nascosti nei pressi del suo giardino è uscito di casa aprendo il fuoco. Nessuno si è fortunatamente fatto male. Effetti collaterali indesiderati della Pokémon mania che sta dilagando in tutto il mondo. I social network sono invasi da foto di persone a caccia delle creature immaginarie nate in Giappone nel 1996 grazie alla fantasia di Satoshi Tajiri. Negli ultimi vent’anni, generazioni di ragazzi hanno catturato, allenato e fatto combattere per divertimento i loro Pokémon davanti allo schermo di casa, o al massimo in macchina o a scuola grazie al Game Boy tascabile.
Per anni abbiamo puntato il dito contro cartoni animati e videogiochi che condannavano i bambini di oggi ad una vita sedentaria. In Giappone, anche per cercare una soluzione a questo problema, hanno cominciato da tempo a sviluppare videogiochi che incentivano comportamenti sempre più attivi da parte dei giocatori. Giochi come Pokémon Go, un’applicazione per smartphone che grazie alla geolocalizzazione consente al giocatore di visualizzare e raggiungere sulla mappa i punti di interesse storico artistico, che nascondono punti e premi bonus, e al contempo andare alla ricerca di Pokémon da catturare, che una volta trovati grazie al collegamento alla telecamera appaiono saltellanti sullo schermo.
Fantastico e reale si fondono in questa caccia al tesoro virtuale che impone una certa attenzione ma che al contempo offre una serie indubbia di vantaggi.Perché grazie a Pokémon Go, quelle stesse frequenze gps che fino a qualche decennio fa erano utilizzate esclusivamente per ragioni militari, possono invece spingerci gentilmente a scoprire le bellezze delle nostre città avvicinando le nostre scelte quotidiane alle raccomandazioni dell’Oms, che ci invita compiere almeno 10000 passi al giorno per migliorare la nostra salute. Passi che la maggior parte dei giocatori compiono in compagnia, perché andare con gli amici a caccia di Pokémon è più divertente e così oltre che al movimento il gioco online diventa anche un invito alla socialità all’aria aperta.
Recentemente, il Governo ha annunciato l’avvio del sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale, finalmente un unico pin per accedere a tutti i servizi digitali delle pubbliche amministrazioni. Una svolta fondamentale per un paese come il nostro, in cima alle classifiche europee per numero di servizi erogati in modalità digitale ed al tempo stesso in fondo a quelle per numero di effettivi utilizzatori.
Moltissimi italiani purtroppo però non sono ancora a conoscenza dell’esistenza di questa nuova opportunità. Certo, vedendo spopolare ovunque in poche ore questo nuovo gioco, viene da chiedersi quanto potrebbe giovare anche al settore pubblico sposare l’idea di “premiare” i comportamenti attivi dei cittadini sviluppando applicazioni in grado di far interagire le azioni del mondo reale e digitale. Perché non riconoscere un punteggio a chi sceglie di muoversi a piedi anziché in auto, a chi visita i luoghi di interesse artistico e culturale, effettua segnalazioni utili alle autorità o all’amministrazione o si impegna in azioni dal valore sociale? Un premio alla cittadinanza attiva e collaborativa che non deve essere necessariamente materiale come ci insegna la teoria dei nudge elaborata da Sunstein e Thaler e come ci dimostra, ancora una volta, il successo di questo nuovo videogioco.
Non solo attraverso obblighi, divieti ed incentivi materiali noi maturiamo le nostre decisioni, a volte basta la prospettiva di catturare un Pokémon in un parco a pungolare le nostre scelte e spingerci a cambiare le nostre abitudini quotidiane. Qualcuno potrebbe obiettare che il segreto del successo del nuovo gioco, molto simile ad applicazioni precedenti come ad esempio Ingress, è nella forza del marchio associato, già conosciuto ed amato da moltissimi consumatori nel mondo.
A pensarci bene però anche il nostro settore pubblico potrebbe avvalersi di figure analogamente amate dai nostri concittadini per realizzare servizi innovativi in grado di premiare efficacemente i comportamenti virtuosi. Quanti grandi sportivi, artisti, attori, cantanti sarebbero pronti a prestare la loro immagine allo sviluppo di servizi utili a rendere la nostra amministrazione più semplice e più giusta e al contempo invitarci, come fa lo stesso Pokémon Go, a conoscere meglio le bellezze delle nostre città e scegliere abitudini di vita più salutari? Potrebbe proprio essere il piccolo Pikachu ad aiutarci ad inquadrare finalmente nella giusta prospettiva le reali potenzialità dello smartphone che ormai tutti portiamo in tasca. E spingere anche il nostro settore pubblico a cominciare ad utilizzarle fino in fondo.