Una nuova squadra per Roma la mia intervista a IL TEMPO sul futuro del PD e della Capitale
L'INTERVISTA di Daniele Di Mario. Dagli sbagli si può (anzi,si deve) imparare. Lo sa bene il Partito democratico di Roma, che negli ultimi anni ha compiuto una vera e propria traversata nel deserto. La fallimentare esperienza di Ignazio Marino, gli scandali di Roma Capitale, il commissariamento del partito con Matteo Orfini, il rapporto Barca con i circoli «pericolosi». Poi la lenta e faticosa risalita fatta di scelte dolorose, lotta ai signori delle tessere, azzeramento delle spese (con conseguenti licenziamenti), silenzioso lavoro sul territorio per riacquistare credibilità con una città diffidente e un popolo tradito. Un percorso guidato dal segretario cittadino Andrea Casu, il cui mandato è ormai al termine, che proietta il Pd verso le elezioni comunali 2021 di nuovo da primo partito della Capitale ma con un compito non facile: costruire l'alternativa a Virginia Raggi. Come? «Basta con gli uomini solo al comando.Per governare Roma servono cento uomini e donne capaci e pronti a intervenire dal giorno dopo le elezioni.
A marzo si terrà il congresso del Pd Roma. Da segretario uscente che Pd ha trovato e che Pd lascia?
In anni difficilissimi abbiamo portato il PD dal 17% delle comunali al 31% delle europee, vinto le regionali, strappato 4 collegi alle politiche, raddoppiato il numero di Municipi che governiamo, da 2 a 4. Molto resta da fare, in particolare fuori dal G.R.A. dove le ferite della città sono più profonde, ma la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta, il fatto che siamo tornati primo partito e la partecipazione di oltre 100.000 romani alle primarie che hanno eletto Zingaretti Segretario lo dimostra.
Si ricandiderà a segretario?
Ho preso l’impegno con tutti i democratici di guidare unitariamente il Partito verso la conferenza programmatica e il congresso: in questo momento tutte le mie energie sono dedicate solo a questo lavoro, utile al PD e alla città.
Nel nuovo Statuto viene introdotto il congresso per tesi. Può tradurlo a iscritti ed elettori?
I nostri iscritti vogliono potersi confrontare su tesi politiche, non solo su chi deve guidare il partito. Il protagonista del nostro congresso sarà Roma: le proposte, la classe dirigente, la governance e la visione di futuro che vogliamo offrire. Abbiamo di fronte grandi opportunità: il Governo nazionale che finalmente torna a credere e investire nella Capitale, i 150 anni di Roma Capitale nel 2021, il Giubileo del 2025.
Il Pd Roma naviga sommerso dai debiti. Forse è stato sbagliato abolire il finanziamento pubblico... ora come si risolve il problema considerando anche le criticità del finanziamento privato?
Per fronteggiare il debito abbiamo dovuto imparare a fare politica a costo zero, tagliare ogni spesa, interrompere tutti i rapporti di lavoro. Non è stato facile, anche sul piano umano. Ringrazio le persone che hanno lavorato gratis con me. Oggi con il nuovo tesoriere abbiamo varato un piano di rientro che prevede sacrifici per onorare tutti i debiti. Chi fa politica deve dare l’esempio. Dobbiamo garantire legalità e trasparenza senza dimenticare che la democrazia ha i suoi costi: un sistema che taglia il finanziamento pubblico e rende praticamente impossibile quello privato la rende più debole.
Il Pd Roma ha da poco cambiato lo Statuto. Primarie e riapertura dei circoli. Di fatto viene sconfessato il lavoro di Orfini per ripartire dal territorio. A proposito, 5.000 iscritti non sono pochini?
Nessuna sconfessione, nessun ritorno al passato, piuttosto un ritorno al futuro. Abbiamo scelto di restituire autonomia ai circoli e preservare il ruolo dei partiti municipali, ai militanti che hanno tenuto aperti i nostri circoli dobbiamo solo dire grazie. Sul tesseramento non è solo una questione di numeri. Abbiamo fatto una scelta chiara: sempre aperti al contributo di chi ha anche solo un’ora a settimana da dedicare alla militanza, porte sbarrate ai signori delle tessere che tanto hanno fatto male al PD e alla città.
A ottobre primarie per il sindaco. Dopo i fallimenti degli ultimi anni il tema vero sarà come scegliere un candidato. Magari le primarie non sempre sono lo strumento giusto. Marino non fece benissimo...
Solo noi, attraverso le primarie, consentiamo a migliaia di elettori di partecipare direttamente alle scelte. Quello che conta è che siano fatte per tempo e ancorate a una discussione ampia. A Roma tutti gli uomini soli al comando hanno sempre fallito, per governare la Capitale non basta una candidatura vincente, serve una squadra di 100 persone che sappiano subito cosa fare per risolvere i drammi che viviamo.
Alle ultime primarie municipali i candidati della sinistra civica hanno sempre battuto quelli del Pd, ad eccezione dell’XI. Un campanello d’allarme?
Sì, per Virginia Raggi. Il nostro obiettivo è vincere le elezioni, non le primarie. Ogni elezione ha la sua storia: in III e VIII i nostri candidati sono stati in prima linea nel sostenere Caudo e Ciaccheri e siamo tornati primo partito, in XI di fronte alla candidatura del segretario PD Lanzi, non ci sono state altre candidature.
Il Pd governa col M5S ma non si alleerà più a livello locale dopo la debacle umbra. Quale dovrà essere il perimetro dell’alleanza? Non crede si debba costruire da Roma un’architettura politica diversa e più ampia? Ampia parte della città oggi non si sente rappresentata. Penso ai cattolici, ai moderati, ai liberali.
Roma ha bisogno di un’alleanza civica e politica. Se nonostante una scissione dolorosissima ho scelto di continuare il mio impegno è perché sono convinto, come nel giorno in cui presi la mia prima tessera dei democratici, che solo coltivando la sintesi tra storie e culture diverse possiamo contendere alle destre e ai populisti il governo dei processi. Altrimenti siamo condannati a perderci in tante piccole battaglie di testimonianza. Le prossime elezioni possono essere l’occasione per riunire percorsi diversi intorno a valori e obiettivi comuni, nei momenti migliori della nostra storia politica la Capitale è stato laboratorio nazionale, dobbiamo tornare ad esserlo.
La Raggi ha fallito su tutto?
Basta aprire gli occhi: la città assediata da alberi e rami caduti, sommersa da rifiuti, fermate delle metro chiuse perché non si spendono risorse stanziate da anni, negozi che chiudono e non riaprono, emergenza casa che esplode come bomba sociale, servizi essenziali non erogati, spazi pubblici, beni comuni, perfino la Casa Internazionale delle donne, a rischio. Invece di affrontare i problemi la sindaca ha preferito battere ogni record nelle spese per gli staff trasformando il Campidoglio in un set da Truman Show, con telecamere che la seguono ogni giorno per cercare inutilmente di mostrare ai romani una realtà che non esiste. Ma ormai solo un manipolo di seguaci, spesso suoi dipendenti, continua a seguirla e osannarla, la gran parte dei romani chiede solo di poter cambiare canale al più presto.
Rifiuti: non pensa che qualche responsabilità ce l’abbiano pure il Pd e Zingaretti? Malagrotta senza
un’alternativa l’avete chiusa voi...
Non scherziamo. Zingaretti ha sempre fatto tutto il possibile per salvare i romani dall’emergenza sanitaria. La posizione della Regione è cristallina: anche se costa consenso dobbiamo spiegare ai cittadini che il problema non sono gli impianti ma l'immondizia. Se qualcuno in passato, anche nel PD, ha pensato di poter risolvere la questione senza dotare Roma di tutti gli impianti necessari ha sbagliato, non ho problemi ad ammetterlo. Ma se oggi paghiamo una TARI altissima per vivere in una discarica a cielo aperto la responsabilità è tutta della sindaca. La legge parla chiaro: è lei che deve garantire la raccolta e indicare i siti. Come PD di Roma le abbiamo sempre chiesto di farlo presto, tenendo in debito conto caratteristiche e storia dei territori. Purtroppo è esattamente il contrario di quello che sta facendo.