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Abolizione della tratta degli schiavi: la commemorazione della tragedia nel mondo

Nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1791 a Santo Domingo migliaia di schiavi diedero inizio alla ribellione nei confronti dei coloni francesi, gettando le basi per la fine della tratta atlantica che per secoli aveva strappato milioni di africani dalla loro terra di origine.


Un evento destinato a segnare per sempre la storia dell’intera umanità; un primo passo nella strada che ha permesso di abolire una pratica orribile.


Quella storica rivolta, infatti, contribuì alla creazione del primo stato indipendente guidato da ex schiavi e fu ispiratrice anche per altre insurrezioni antischiaviste scoppiate tra Caraibi e America centro-meridionale.


Per questo motivo, a partire dal 1950, ogni anno il 23 agosto l’UNESCO promuove la Giornata Internazionale per il Ricordo della Tratta degli Schiavi e della sua Abolizione con lo scopo di imprimere nella memoria di tutti i popoli il ricordo della tragedia del commercio degli schiavi e commemorarne le vittime.


Un pensiero al passato che non ci deve consentire di dimenticare quelle persone che sono vittima ancora oggi delle nuove forme di schiavitù moderna (quasi 50 milioni secondo il Global estimates of modern slavery del settembre 2022) un rischio che corrono ogni giorno anche tutte le le persone che, nel tentativo di cercare salvezza e protezione per sfuggire alla guerra, alla fame e alla crisi climatica, sono costrette a migrare e rifugiarsi, affidandosi a trafficanti senza scrupoli per raggiungere un paese più ricco e sicuro, spesso in territorio europeo.


Una vera e propria tragedia che si rinnova ogni giorno anche nel nostro Paese e colpisce sempre più spesso donne e bambini. Dal primo gennaio, infatti, sono sbarcati sulle coste italiane 105 mila migranti, 1.706 solo nella sola giornata del 10 agosto. I centri di accoglienza sono ormai insufficienti e, come denunciato dal portavoce di UNICEF Italia Andrea Iacomini, tanti minorenni non accompagnati non sono adeguatamente protetti e vengono ospitati nelle strutture insieme agli adulti.


Dobbiamo garantire che nessuno di loro diventi vittima di violenza e sfruttamento, riguarda tutte e tutti noi.



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