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CyberSec 2024: senza maggiori investimenti Italia può diventare Paese di Bengodi del Cybercrime

A pagina 12 della strategia nazionale di #Cybersicurezza è scritto chiaramente che per proteggerci nel nuovo mondo sempre più digitale serve destinare a questo l'1,2% degli investimenti pubblici lordi, guardando i dati del 2022 almeno 1,8 miliardi l'anno. Visto che il Governo Meloni non ha cambiato questo impegno, adesso ha il compito di rispettarlo a partire dal prossimo Documento di Economia e Finanza.


Non è un costo in più, ma un investimento indispensabile che non può più essere rinviato.


Grazie a un ordine del giorno che abbiamo presentato dall'opposizione, approvato dalla Camera in occasione della legge di delegazione europea, anche i dati di Comuni e province possono essere protetti con i massimi livelli di cybersicurezza previsti dalla direttiva Nis 2, ma adesso per farlo servono risorse concrete. E anche le piccole e medie imprese non possono essere lasciate sole nel fronteggiare una minaccia crescente che ci sta trasformando nel paese di Bengodi dei cybercriminali: se In Italia gli attacchi crescono oltre 7 volte più velocemente che nel resto del mondo è perché non stiamo alzando la guardia della difesa come dovremmo e come stanno facendo gli altri.


Oggi, al Palazzo delle Esposizioni, ho partecipato alla #CyberSec2024, conferenza internazionale promossa e organizzata da Cybersecurity Italia. Un evento importante perché richiama l'attenzione su un punto centrale ma troppo spesso sottovalutato dell'agenda politica: la regolamentazione è importante ma le regole da sole non bastano, servono anche gli strumenti e una politica industriale italiana ed europea che sostenga un cambiamento di sistema non più rinviabile.



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