top of page

Risultati

1302 elementi trovati per ""

  • Casa per casa fino al 4 dicembre, per condividere idee, dubbi e speranze

    In queste settimane, abbiamo avviato una campagna casa per casa, per condividere idee, dubbi e speranze con amici, colleghi e conoscenti. Per entrare nel merito di ogni singolo aspetto della riforma, partendo proprio dagli aspetti meno chiari, e riscoprire insieme la voglia di sorridere al futuro. A tutti gli amici che mi hanno chiesto un contributo tecnico e neutrale circa i reali contenuti della riforma segnalo volentieri l'ottimo lavoro realizzato dal giovane avvocato Francesco Magni per il nuovo portale di servizi legali www.alterego.studio dal titolo "il diritto, l'Italia e la riforma istituzionale" Prima di decidere cosa votare è importante documentarsi su che cosa effettivamente prevede la riforma, ma credo che sia necessario anche alzare lo sguardo oltre l'insieme delle singole norme costituzionali che vengono modificate e guardare negli occhi il nostro paese. In Italia esiste un abisso. Tra i principi della nostra Costituzione e la realtà concreta in cui siamo poi ogni giorno chiamati a vivere, tra il predicato e il praticato, quello che facciamo e quello che diciamo. Abbiamo scritto la più bella Costituzione del mondo, ma non abbiamo saputo metterla in pratica. I nostri Partiti e i nostri Sindacati tutti, non la rispettano. E così facciamo troppo spesso anche con le nostre leggi, perfette sulla carta e così difficili da applicare. Con i nostri istituti di democrazia diretta, per accedere ai quali si deve ricorrere a procedure troppo complicate. Le nostre Istituzioni, nel loro complesso, quanto sono capaci oggi di assolvere al compito che l'art. 3 attribuisce alla Repubblica? Camera e Senato, Comuni e Provincie, Stato e Regioni, anche il Cnel tutto nasce per un motivo, contribuire a rimuovere gli ostacoli che impediscono l'uguaglianza, lo sviluppo e la partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica, economica e sociale del Paese. Una promessa tradita che condanna all'esilio le nuove generazioni, che troppo spesso regala opportunità solo a chi già le ha e relega ai margini tutti gli altri. Un paese dove le mele delle politiche, nella scuola come nella cultura, nella sanità come nei trasporti, cadono ogni giorno molto lontano dai rami dell'albero della Costituzione, già oggi. Ecco, ogni voto a un referendum è sempre un voto politico. Per questo votano tutti i cittadini e non solo gli addetti ai lavori. Non è un voto su un Governo o sulle singole procedure ma una scelta sulla direzione che si vuole imprimere al procedere di un paese.Nel paese dei guelfi bianchi e dei guelfi neri, dei mille campanili e dei duemila derby, questo referendum è subito diventato una partita tra due squadre, un inutile e dannoso plebiscito pro o contro Renzi. Ma la posta in gioco è chiaramente più alta. Se guardiamo alla luna oltre il dito è facile accorgersi che i tempi della politica stanno cambiando ovunque, anche in Italia. Il futuro diventa passato sempre più rapidamente, per la prima volta siamo chiamati a votare una riforma costituzionale nell'ambito della stessa legislatura che l'ha approvata. Qui a Roma in meno di quattro anni siamo passati da Alemanno a Marino alla Raggi, dal Governo Monti, le elezioni tra Bersani, Grillo, e Berlusconi, al Governo Letta, al Governo Renzi. Siamo alla fine della legislatura, presto le elezioni riscriveranno il colore delle nostre Istituzioni. E non sarà questo referendum a determinarne oggi gli incerti esiti futuri. Questo referendum serve ad altro, consente a tutti noi di scegliere se vogliamo continuare a vivere stagioni di eterni e inconcludenti dibattiti o dare fiducia a una politica che sceglie di prendersi le proprie responsabilità, occuparsi compiutamente dei temi che solleva, assumersi fino in fondo l'onere di una proposta. Troppi tentativi falliti ci hanno regalato questo bivio, oggi così stretto. Un sì o un no. Se passerà questa riforma, con tutti i suoi limiti, avremo un punto di ripartenza per provare a ricostruire e se necessario a correggere, ben oltre l'orizzonte di Matteo Renzi e di quanto di giusto e di sbagliato sia stato in grado di fare il suo Governo. L'alternativa invece è dietro l'angolo alle nostre spalle, ha l'odore stantio della sensazione di eterno dejà vu che viviamo ogni giorno da tanti anni. Sono le Istituzioni che conosciamo, il Parlamento e i parlamentari, il Cnel e le province, lo Stato, le Regioni e il Paese che conosciamo e che respiriamo ogni giorno. Hanno ragione i sostenitori del No, non cambierà nulla se vincerà il No. Proprio per questo penso che non dobbiamo sprecare questa occasione. Abbiamo ancora sette giorni a disposizione per organizzare incontri e appuntamenti se avete voglia di darci una mano potete contattare il coordinamento romano del comitato "Basta un sì" all'indirizzo mail comitato@bastaunsiroma.it. Oggi alle 1730 Matteo Renzi aprirà ai romani le porte della nuova "Nuvola" di Fuksas, per dare avvio anche a Roma all'ultima settimana di campagna referendaria. Una campagna che avrà senso solo se sapremo viverla strada per strada, casa per casa, al fianco delle persone che ancora non hanno capito l'importanza della posta in gioco il prossimo 4 Dicembre!

  • PA digitale: Roma Capitale ‘laboratorio’ del software libero

    da Key 4 Biz - PA Digitale: Osservatorio Roma Capitale Sempre più amministrazioni, dalla provincia autonoma di Trento al Ministero della difesa, scelgono oggi di seguire anche nel nostro paese la via del software libero, che garantisce agli utilizzatori l’accesso diretto al codice sorgente. In questo modo anche le pubbliche amministrazioni possono finalmente divenire indipendenti dal fornitore e studiare, sviluppare e ampliare autonomamente, in base alle proprie specifiche esigenze, i software in utilizzo. Per questa ragione il ricorso al software libero può rappresentare non solo un notevole risparmio in termini economici ma anche l’opportunità concreta di innovare in termini finalmente competitivi e migliorare progressivamente la qualità dei servizi offerti ai cittadini, in termini di efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa. Per queste ragioni il codice dell’amministrazione digitale, ai sensi dell’articolo 68 del D.Lgs. n. 82/2005 e s.m.i. invita tutte le Pubbliche Amministrazioni ad utilizzarlo prioritariamente, consentendo l’acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario solo quando la valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico dimostri l’impossibilità di accedere a soluzioni di software libero o già sviluppate da altre amministrazioni disponibili ad un costo inferiore. Analisi comparativa per la quale l’Agenzia Italiana per il digitale ha emesso specifiche Linee Guida, attraverso la circolare n. 63/2013. In prospettiva, con i suoi oltre 24.000 dipendenti Roma Capitale, potrebbe diventare un laboratorio di straordinaria rilevanza per la realizzazione e l’implementazione di software per le pubbliche amministrazioni. In questo quadro normativo e politico si inserisce laDeliberazione n. 55 approvata dalla Giunta di Roma Capitale in data 14 Ottobre 2016 avente per oggetto “Impegno all’uso di software libero o a codice sorgente aperto nell’Amministrazione Capitolina”. Con la delibera Roma Capitale, assume ogni“impegno utile per favorire il pluralismo informatico e la diffusione del software libero nell’Amministrazione Capitolina quale strumento per una maggiore efficienza, trasparenza e indipendenza nell’esercizio delle proprie funzioni”– La Delibera della Giunta riprende un chiaro indirizzo politico, già espresso durante la precedente amministrazione quando l’Assemblea Capitolina ha già approvato all’unanimità una mozione per promuovere il ricorso al software libero (Mozione n. 41 del 6 marzo 2014). In particolare la Delibera approvata dalla Giunta Capitolina impegna l’amministrazione di Roma Capitale a: ricorrere ai sensi della normativa vigente all’uso di software libero o a codice sorgente aperto promuovendo e sostenendo l’adozione di formati e protocolli aperti in ogni ambito; coinvolgere, a titolo gratuito, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente; promuovere, anche in via sperimentale, software liberi e/o aperti, con caratteristiche compatibili con le esigenze dell’Amministrazione Capitolina; incaricare il Dipartimento Innovazione Tecnologica della stesura, entro sei mesi dalla data di esecutività della Delibera, di “una nuova proposta regolamentare, concernente la definizione degli standard architetturali e tecnologici del sistema informativo capitolino e della rete di telecomunicazione, che vada a sostituire la disciplina in materia, recata dalla deliberazione n. 3895, adottata dalla Giunta Comunale in data 26 settembre 1997”; incaricare, infine, “il Dipartimento Innovazione Tecnologica di procedere, entro sei mesi dalla data di esecutività della presente deliberazione, e con la collaborazione delle altre strutture capitoline, ad una ricognizione ed analisi delle spese sostenute dall’Amministrazione Capitolina nell’ultimo quinquennio per l’acquisizione e/o il rinnovo periodico delle licenze di software di tipo proprietario, al fine di valutare anche l’entità delle economie realizzabili attraverso l’adozione del software libero, senza sacrificare le funzionalità attualmente in uso, definendo, altresì, la roadmap degli interventi ed i collegati costi/benefici”. La Delibera ribadisce quindi un indirizzo politico netto, che gode di un sostegno trasversale, mirando a consolidare e ampliare le prime esperienze avviate anche a Roma, come la migrazione del sistema di posta elettronica verso la suite denominata Zimbra e l’attivazione in corso, su circa 1000 pc portatili, del software LibreOffice. Al termine della ricognizione di sei mesi che sarà effettuata dal Dipartimento dell’Innovazione Tecnologica, sapremo quali risparmi effettivi questa scelta potrà consentire alle casse comunali. In un’ottica più ampia l’auspicio è che il nuovo regolamento per la “definizione degli standard architetturali e tecnologici del sistema informativo capitolino e della rete di telecomunicazione” previsto dalla Delibera n. 55/2016 possa offrire finalmente l’occasione di realizzare in concreto non solo quanto previsto dall’art. 68 del D.lgs. n. 82/2005 e s.m.i. ma per procedere ad un effettivo ripensamento dell’intero sistema nello spirito di quanto da sempre previsto dai principi cardini del Codice dell’amministrazione digitale. di Andrea Casu, autore del recente volume “Fare meglio con meno. Nudge per l’amministrazione digitale”, (Franco Angeli, 2015)

  • Avvisi via sms, la spinta gentile del fisco

    Oltre Equitalia, anche grazie alla forza gentile dei nudge. Nel Regno Unito inviando sms personalizzati Corti giudiziare, DVLA e HMRC sono riusciti a migliorare il rapporto tra cittadini e fisco aumentando la percentuale dei pagamenti dal 5% al 33%. Perchè scegliere gli strumenti migliori per mettere le persone nelle condizioni di sapere e di agire è sempre il primo passo per fare meglio, con meno. Oggi anche "Fare meglio con meno. Nudge per l'amministrazione digitale" tra le pagine dei quotidiani locali del gruppo l'Espresso grazie all'articolo firmato da Cristina Cucciniello, sempre attenta a quel che si muove in Italia intorno al mondo delle spinte gentili.

  • Roma Facile: la delibera è online, ma manca il cronoprogramma

    da Key4Biz - PA Digitale: Osservatorio Roma Capitale Durante la seduta del 3 agosto 2016 la Giunta capitolina ha approvato la Deliberazione n. 7 relativa alla “Istituzione di Punti di Accesso Assistiti per i servizi digitali denominati “Roma Facile” sul territorio della Città di Roma”. La delibera è il primo contributo elaborato dall’Assessorato a Roma Semplice, guidato da Flavia Marzano, e il testo è stato immediatamente pubblicato nella pagina dell’assessorato sul sito di Roma Capitale. A tal riguardo, si sottolinea come l’assessorato Roma Semplice sia l’unico ad aver fino adesso attivato una propria pagina direttamente accessibile dalla sezione “Giunta capitolina” del sito, pertanto attualmente questa delibera è l’unica direttamente consultabile navigando nella sezione, particolarmente rilevante per la posizione di primo piano che occupa nella struttura del sito. Relativamente a tutti gli altri assessorati, al momento non sono ancora disponibili rimandi diretti alle attività intraprese, e le uniche altre informazioni che i cittadini possono trovare visitando la sezione “Giunta Capitolina” sono foto, profilo biografico e recapiti degli assessori e altri indirizzi utili a contattare lo staff. La proposta si pone l’obiettivo di replicare anche a Roma l’istituzione di punti di accesso assistiti e di facilitazione all’utilizzo dei servizi in rete che possano supportare i cittadini nell’utilizzo di internet e dei servizi digitali. Queste esperienze, già avviate in alcune regioni italiane come la Toscana (“Punti per l’Accesso Assistito ai Servizi e internet”), il Veneto (“P3@veneti”), e l’Emilia Romagna (“Punti Pane e internet”), possono rivelarsi particolarmente utili ad accorciare la distanza che spesso separa alcuni cittadini dall’uso quotidiano dei servizi dalle “linee programmatiche 2016-2021 per il Governo di Roma Capitale”, assunte con la decisione n.2 del 21 luglio 2016 ed analizzate dettagliatamente dal Prof. Donato Limone nell’articolo “Roma semplice: il programma della Giunta Raggi? Un elenco che non dice come fare”. In particolare, la delibera sottolinea come “l’Amministrazione intende porre l’Open government (trasparenza, supportata dai dati aperti, partecipazione e collaborazione, dar conto, in corso d’opera, delle proprie decisioni e dei risultati raggiunti – accountability) alla base del metodo di governo dell’Amministrazione, perché è questo che rende possibile mettere a sistema la partecipazione, ripensando in modo nativo i processi organizzativi, rendendo la trasparenza e l’apertura naturali e sostenibili quali elementi di forza e identitari di Roma Capitale, anche utilizzando le esperienze già consolidate in ambito nazionale ed europeo”. I punti Roma Facile, come indicato nei “criteri di definizione” allegati alla delibera, “si configurano come un’organizzazione a rete strutturata in modo flessibile e dinamico a livello locale, partecipata da diversi soggetti, con l’obiettivo di sviluppare in modo diffuso, continuativo e sostenibile l’inclusione e la competenza digitale dei cittadini”. Ciascun punto dovrà essere dotato di almeno due postazioni informatiche collegate in rete tra loro e di una connessione ad internet con velocità non inferiore ai 10 Mbps e dovrà essere aperto almeno 3 giorni la settimana per non meno di 12 ore complessive, di cui almeno una volta nell’orario di apertura pomeridiana degli uffici e nel weekend. Ogni punto dovrà essere in grado di erogare un servizio di facilitazione digitale, accompagnare i cittadini all’uso dei servizi online e realizzare attività di formazione per lo sviluppo delle competenze digitali. Il programma inizialmente prevede la realizzazione di 5 punti “Roma Facile” presso sedi di Municipi o altre sedi istituzionali, scuole, biblioteche, centri anziani, uffici postali, centri per l’istruzione degli adulti, società partecipate, spazi offerti dai privati che saranno identificati attraverso un bando pubblico. Sempre attraverso un bando, rivolto ad associazioni no profit e giovani volontari in possesso delle necessarie capacità digitali, si identificheranno soggetti idonei ad operare presso i punti. Parallelamente, sarà avviata un’azione di verifica dei locali dell’Amministrazione Capitolina“attualmente utilizzati per attività a carattere educativo o comunque di erogazione diretta di servizi all’utenza cittadina, dotati di collegamento alla rete internet dove potrà essere possibile allestire “in house” punti di accesso assistito e facilitazione digitale”. Per tutto il personale assegnato ai Punti, e per gli operatori esterni individuati attraverso il bando, sarà realizzata una guida operativa contenente tutte le informazioni utili alla realizzazione dei servizi indicati. Infine, la delibera impegna l’amministrazione a verificare i possibili finanziamenti (pubblici e privati) per l’avvio di una fase successiva di ulteriore diffusione e consolidamento incaricando il competente Dipartimento Innovazione Tecnologica dell’attuazione dell’intero programma. A tal fine viene potenziato l’organico della U.O. Agenda Digitale Smart City e Progetti e-government del Dipartimento Innovazione Tecnologica con l’assegnazione di 2 nuove figure. Nell’intervista rilasciata il 17 settembre al Sole 24 ore a Manuela Perrone (“Squadra coesa, avanti i bandi di Roma Facile”) l’assessore Marzano ha presentato così il progetto “l’idea è quella di usare tecnologie e digitale per rendere fruibile a tutti, abitanti e turisti una città molto complicata, anche per la sua bellezza infinita. Un lavoro non banale perché un italiano su tre non è mai andato su internet: significa quasi un milione di romani. Per questo la nostra prima delibera approvata in giunta riguarda la realizzazione di una rete di punti “Roma Facile” per aiutare i cittadini a fruire dei servizi online. Stiamo per emanare due bandi, per il pubblico e per i privati: ci piacerebbe che chiunque abbia uno spazio dalle biblioteche alle aziende, potesse rendersi disponibile”. Un obiettivo ambizioso che, se realizzato concretamente, potrà certamente contribuire al contrasto del divario digitale che anche a Roma rappresenta un forte limite alla fruizione da parte dei cittadini delle opportunità offerte dall’amministrazione digitale. A tal riguardo, occorre rilevare che la Deliberazione n.7/2016 delinea chiaramente le modalità di attuazione del programma. Al tempo stesso è opportuno osservare che anche nella delibera, così come nelle linee programmatiche, non vengono riportate indicazioni precise circa i tempi di attuazione dei singoli passaggi, demandati ai competenti Dipartimenti. Non è quindi ancora possibile stilare un cronoprogramma complessivo che permetta ad oggi di prevedere la data nella quale finalmente anche i cittadini romani potranno rivolgersi ai punti “Roma facile” per ottenere un aiuto utile a scoprire come poter fruire al meglio dei servizi digitali offerti. di Andrea Casu, autore del recente volume “Fare meglio con meno. Nudge per l’amministrazione digitale”, (Franco Angeli, 2015)

  • La trasparenza in politica e nelle pubbliche amministrazioni

    La sfida della trasparenza, come può cambiare la politica, le nostre amministrazioni pubbliche e la vita di ciascuno di noi. Anche a partire dagli spunti offerti da "Fare meglio con meno. Nudge per l'amministrazione digitale." Sabato 17 settembre dalle 18 alla Festa de l'Unità di Roma, un'occasione di incontro e di confronto promossa dal Partito Democratico di Roma alla quale ho avuto l'onore di partecipare al fianco di Riccardo Corbucci, autore de "Il palazzo di vetro", Teresa Petrangolini, consigliere regionale del Lazio, e Raffaella Rojatti. gruppo "Trasparenza e legalità" del PD Lazio.

  • Dal Jobs Act alle linee programmatiche della Sindaca Raggi: telelavoro e smartworking, una reale opp

    da Key4Biz - PA Digitale: Osservatorio Roma Capitale Durante la seduta del 1 agosto la nuova Sindaca di Roma Virginia Raggi ha presentato al Consiglio le linee programmatiche per il governo della Capitale (già assunte dalla Giunta con la decisione n. 2 del 21 luglio 2016). Nel lungo elenco di obiettivi e azioni proposte nei 14 punti del documento viene fatto esplicito riferimento anche ai temi del telelavoro e dello smartworking, innovativa filosofia manageriale che invita a ripensare il lavoro in maniera più intelligente e flessibile al fine di mettere nelle migliori condizioni i lavoratori di sviluppare le proprie potenzialità e raggiungere i risultati attesi. Al riguardo, al punto 3 “la città in movimento” nell’ambito del paragrafo 3.1.3 dedicato alla “riduzione degli spostamenti” viene sottolineato come “mai come al giorno d’oggi la tecnologia fornisce un contributo straordinario nell’eliminare o razionalizzare gli spostamenti. Le Amministrazioni pubbliche saranno incentivate a promuovere o intensificare strumenti per la consultazione di sportelli online. Al tempo stesso, saranno favorite anche iniziative che guardino al privato, mirate a ridurre le cause di spostamento. A questo scopo potrà essere incentivato il telelavoro con strumenti che agevolino la conoscenza di tale soluzione tra le aziende. Potranno essere incentivati telelavoro e smartworking da adottarsi anche all’interno dell’Amministrazione capitolina e delle società partecipate”. Il riferimento esplicito all’incentivazione di telelavoro e smartworking tra le aziende e nell’ambito dell’amministrazione capitolina e delle società partecipate richiama quindi direttamente il percorso di riforma indicato dall’art. 14 della Legge 7 agosto 2015, n. 124 avente per oggetto “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”. L’articolo indica la via da seguire in materia di “promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche”invitandole ad adottare misure organizzative volte a fissare obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro e la sperimentazione di nuove modalità spazio temporali di svolgimento della prestazione lavorativa con l’obiettivo ambizioso di consentire ad almeno il 10% dei dipendenti di potersi avvalere di tali innovative modalità. Il Jobs Act impone di considerare l’adozione di queste misure e il raggiungimento degli obiettivi fissati in materia oggetto di valutazione nell’ambito dei percorsi di misurazione della performance invitando tutte le amministrazioni ad adeguare i propri sistemi di monitoraggio e controllo interno per la verifica dell’impatto sull’efficacia e sull’efficienza dell’azione amministrativa e sulla qualità dei servizi erogati e promuove, inoltre, una serie di azioni organizzative in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, come ad esempio convenzioni con asili nido e scuole e servizi di supporto alla genitorialità. Le linee programmatiche dell’amministrazione Raggi si sposano quindi perfettamente con l’impostazione e gli obiettivi del Jobs Act che, nella dimensione romana, assumono assoluta rilevanza. In una realtà complessa come Roma Capitale con oltre 24.000 dipendenti, cifra che bisogna raddoppiare se si vuole considerare anche il personale delle aziende partecipate e dell’area metropolitana, raggiungere l’obiettivo del 10% in tre anni significherebbe consentire ad alcune migliaia di lavoratori di poter sperimentare nella Capitale un nuovo modo di vivere e pensare il lavoro dipendente nell’ambito della società digitale. L’attuazione concreta di questo proposito nasconde però non poche insidie se consideriamo che il ricorso al telelavoro è stato nella pratica sempre molto limitato a fronte di una disciplina specifica in materia che aveva previsto già all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 70 nei piani di telelavoro uno strumento operativo semplice ed efficace di realizzazione. Purtroppo una distanza abissale spesso separa la vita quotidiana delle nostre amministrazioni da quanto previsto dalla normativa vigente. Basti pensare all’esempio delle postazioni di lavoro: quanto sono oggi lontani gli uffici dove effettivamente lavorano i dipendenti del comune di Roma da quelle previste? Questa distanza tra teoria e pratica non ha certo aiutato fino ad oggi la realizzazione di piani che favorissero la diffusione di queste modalità di lavoro. Telelavoro e smartworking impongono infatti un rispetto sostanziale e non solo formale delle prescrizioni, un’amministrazione compiutamente digitale, nuovi modelli organizzativi e strumenti di monitoraggio davvero in grado di mettere nelle condizioni migliori il lavoratore di svolgere la propria prestazione rispetto ad obiettivi chiaramente definiti e misurabili. Per realizzarli sarà necessario superare alcune delle problematiche che in passato hanno disincentivato le amministrazioni a procedere in questa direzione, per quanto riguarda il tema del controllo dell’attività dei lavoratori, ad esempio, esso deve essere oggi affrontato alla luce delle novità, e delle criticità, introdotte dal Jobs Act. Come giustamente rilevato dal Prof. Maio nell’articolo dedicato al tema de “La disciplina del controllo a distanza dell’attività dei lavoratori”, pubblicato sul numero I del 2016 della “Rivista Elettronica di Diritto, Economia e Management” l’art. 23, co. 1, del d.lgs. 14 settembre 2015, n. 151, riscrivendo l’art. 4 della legge n. 300 del 1970, ha direttamente inciso su uno dei cardini dello Statuto dei lavoratori, modificando in maniera significativa la disposizione che, ancora oggi, costituisce il riferimento normativo principale in tema di controlli a distanza dell’attività dei lavoratori. La scelta politica del legislatore di sopprimere di fatto il divieto esplicito di controlli intenzionali, nell’ambito di un disegno coerente di revisione al ribasso dello statuto protettivo del lavoro subordinato, sposta oggi l’equilibrio interno dell’art. 4 dello Statuto dei lavoratori dal piano collettivo a quello individuale. Nel nuovo contesto della società digitale la percezione del controllo è mutata profondamente rispetto al 1970, oggi sono riconosciute ed accettate socialmente, con una disponibilità al tempo impensabile, forme invasive di controllo che contribuiscono all’erogazione di servizi digitali o alla realizzazione di attività online, con l’unico limite che queste forme di controllo non ledano la dignità o la privacy del cittadino utente. Un limite significativamente inferiore a quello che la nostra Costituzione e lo Statuto hanno posto finora a tutela del lavoratore subordinato. Per Roma Capitale la prospettiva del telelavoro e dello smartworking, al netto delle criticità rilevate, è oggi non solo percorribile ma anche incentivata dal piano normativo e potrebbe rappresentare un terreno ideale di confronto e collaborazione istituzionale fra il Governo e la Capitale. I vantaggi per la mobilità evidenziati dalle linee programmatiche della Sindaca Raggi sarebbero solo la punta dell’iceberg in quanto il miglioramento nella qualità della vita dei lavoratori sarebbe complessivo e comporterebbe anche notevoli risparmi economici diretti e indiretti. Inoltre, consentirebbe un approccio moderno all’annosa questione, mai risolta fino ad oggi, della riorganizzazione delle decine di sedi di Roma Capitale favorendo una ridefinizione funzionale di spazi e orari che potrebbe garantire immensi risparmi alle casse capitoline. Riorganizzazione che non può prescindere da una ottimizzazione complessiva del funzionamento della complessa macchina amministrativa. Una ridefinizione dell’intero assetto amministrativo che rappresenta un crocevia indispensabile se si vuole garantire alla Capitale di poter seguire la via indicata dalla riforma della PA e sperimentare una declinazione moderna, efficace e non solo formale del concetto di benessere organizzativo. Telelavoro e smartworking possono in questo senso aiutarci a realizzare compiutamente il lungo percorso di riforme intrapreso dal nostro paese negli ultimi decenni, per realizzarli è indispensabile scegliere la via della semplificazione, applicare fino in fondo i principi della legge 241/90 sulla semplificazione amministrativa, la legge 150/2000 sulla comunicazione pubblica, il d.lgs. 150/2009 sulla valutazione dei dirigenti ed il nuovo codice dell’amministrazione digitale. In tal senso sperimentarne l’attuazione può offrire una straordinaria occasione per meglio comprendere, e correggere, vizi e difetti dell’attuale funzionamento della macchina amministrativa capitolina. E offrire così uno strumento concreto ed innovativo per il miglioramento della qualità della vita quotidiana di tutti i cittadini romani.

  • Grazie ragazzi, per le infinite emozioni di questa estate olimpica!

    Alla fine di queste Olimpiadi brasiliane un pensiero speciale va a Guendalina Sartori, Claudia Mandia, Lucilla Boari, Marta Pagnini, Camilla Patriarca, Martina Centofanti, Sofia Lodi, Alessia Maurelli, Irene Vecchi, Ilaria Bianco, Loreta Gullotta, Rossella Gregorio, Petra Zublasing, Vanessa Ferrari, Antonella Palmisano, Federica Pellegrini. Ai ragazzi del fioretto maschile e ai canottieri del doppio e del quattro senza pl. Grazie alle loro imprese da #Rio2016 il nostro #italiateam torna a casa anche con dieci medaglie di legno, quelle che non valgono per le prime pagine, i premi e le statistiche ma che costano la stessa fatica, sacrifici e dolore di tutte le altre. Medaglie di legno che pesano come un macigno per gli atleti che le indossano, ai piedi di un podio che sono arrivati solo a sfiorare. Perché il successo nello sport é questione di millimetri o centesimi di secondo, ma l'impresa più grande é sempre riuscire a dare il massimo fino in fondo come ha fatto il mio amico Guido Vinello, sfidando l'infinita emozione di questa prima Olimpiade. In un'Olimpiade, come nelle mille sfide quotidiane di ciascuno di noi. Grazie ragazzi, per le emozioni che ci avete regalato e per l'energia che ci avete trasmesso. Ci servirá, per l'anno che ci aspetta!

  • E se fosse proprio Pikachu a consigliarci il modo migliore per costruire l’Italia digitale?

    da L'Unità La scorsa notte, nella contea di Flanger, in Florida, si è sfiorata la tragedia. Un uomo svegliato dal rumore di due ragazzi intenti a dare la caccia ai Pokémon nascosti nei pressi del suo giardino è uscito di casa aprendo il fuoco. Nessuno si è fortunatamente fatto male. Effetti collaterali indesiderati della Pokémon mania che sta dilagando in tutto il mondo. I social network sono invasi da foto di persone a caccia delle creature immaginarie nate in Giappone nel 1996 grazie alla fantasia di Satoshi Tajiri. Negli ultimi vent’anni, generazioni di ragazzi hanno catturato, allenato e fatto combattere per divertimento i loro Pokémon davanti allo schermo di casa, o al massimo in macchina o a scuola grazie al Game Boy tascabile. Per anni abbiamo puntato il dito contro cartoni animati e videogiochi che condannavano i bambini di oggi ad una vita sedentaria. In Giappone, anche per cercare una soluzione a questo problema, hanno cominciato da tempo a sviluppare videogiochi che incentivano comportamenti sempre più attivi da parte dei giocatori. Giochi come Pokémon Go, un’applicazione per smartphone che grazie alla geolocalizzazione consente al giocatore di visualizzare e raggiungere sulla mappa i punti di interesse storico artistico, che nascondono punti e premi bonus, e al contempo andare alla ricerca di Pokémon da catturare, che una volta trovati grazie al collegamento alla telecamera appaiono saltellanti sullo schermo. Fantastico e reale si fondono in questa caccia al tesoro virtuale che impone una certa attenzione ma che al contempo offre una serie indubbia di vantaggi.Perché grazie a Pokémon Go, quelle stesse frequenze gps che fino a qualche decennio fa erano utilizzate esclusivamente per ragioni militari, possono invece spingerci gentilmente a scoprire le bellezze delle nostre città avvicinando le nostre scelte quotidiane alle raccomandazioni dell’Oms, che ci invita compiere almeno 10000 passi al giorno per migliorare la nostra salute. Passi che la maggior parte dei giocatori compiono in compagnia, perché andare con gli amici a caccia di Pokémon è più divertente e così oltre che al movimento il gioco online diventa anche un invito alla socialità all’aria aperta. Recentemente, il Governo ha annunciato l’avvio del sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale, finalmente un unico pin per accedere a tutti i servizi digitali delle pubbliche amministrazioni. Una svolta fondamentale per un paese come il nostro, in cima alle classifiche europee per numero di servizi erogati in modalità digitale ed al tempo stesso in fondo a quelle per numero di effettivi utilizzatori. Moltissimi italiani purtroppo però non sono ancora a conoscenza dell’esistenza di questa nuova opportunità. Certo, vedendo spopolare ovunque in poche ore questo nuovo gioco, viene da chiedersi quanto potrebbe giovare anche al settore pubblico sposare l’idea di “premiare” i comportamenti attivi dei cittadini sviluppando applicazioni in grado di far interagire le azioni del mondo reale e digitale. Perché non riconoscere un punteggio a chi sceglie di muoversi a piedi anziché in auto, a chi visita i luoghi di interesse artistico e culturale, effettua segnalazioni utili alle autorità o all’amministrazione o si impegna in azioni dal valore sociale? Un premio alla cittadinanza attiva e collaborativa che non deve essere necessariamente materiale come ci insegna la teoria dei nudge elaborata da Sunstein e Thaler e come ci dimostra, ancora una volta, il successo di questo nuovo videogioco. Non solo attraverso obblighi, divieti ed incentivi materiali noi maturiamo le nostre decisioni, a volte basta la prospettiva di catturare un Pokémon in un parco a pungolare le nostre scelte e spingerci a cambiare le nostre abitudini quotidiane. Qualcuno potrebbe obiettare che il segreto del successo del nuovo gioco, molto simile ad applicazioni precedenti come ad esempio Ingress, è nella forza del marchio associato, già conosciuto ed amato da moltissimi consumatori nel mondo. A pensarci bene però anche il nostro settore pubblico potrebbe avvalersi di figure analogamente amate dai nostri concittadini per realizzare servizi innovativi in grado di premiare efficacemente i comportamenti virtuosi. Quanti grandi sportivi, artisti, attori, cantanti sarebbero pronti a prestare la loro immagine allo sviluppo di servizi utili a rendere la nostra amministrazione più semplice e più giusta e al contempo invitarci, come fa lo stesso Pokémon Go, a conoscere meglio le bellezze delle nostre città e scegliere abitudini di vita più salutari? Potrebbe proprio essere il piccolo Pikachu ad aiutarci ad inquadrare finalmente nella giusta prospettiva le reali potenzialità dello smartphone che ormai tutti portiamo in tasca. E spingere anche il nostro settore pubblico a cominciare ad utilizzarle fino in fondo.

  • Ripartire davvero, non di nuovo

    Abbiamo perso le elezioni amministrative a Roma. Una sconfitta netta, senza attenuanti, come ha subito riconosciuto Matteo Renzi. E come è giusto che riconosciamo tutti. A urne ancora aperte è scattata subito la caccia al capro espiatorio sulle cui spalle gettare tutte le responsabilità della sconfitta. E subito dopo, l’affannosa ricerca delle potenziali arabe fenici, pronte a risorgere subito dalle ceneri della disfatta. Un film già visto, i cui protagonisti negli anni si sono scambiati spesso vicendevolmente i ruoli senza lasciare mai la scena, dividendo tra loro uno spazio sempre più angusto sul palcoscenico della città. I romani questa volta hanno scelto di guardare dall’altra parte. Tra I e II turno mentre sono tornati a votare per Roberto Giachetti gli elettori che lo avevano scelto e quasi altri 60.000 elettori, i voti di Virginia Raggi sono aumentati di oltre 300.000. E’ questo il dato più eclatante: 8 elettori su 10, dopo aver scelto Meloni, Marchini, Fassina o Di Stefano tornando a votare al secondo turno, hanno scelto la candidata del M5S. Non è stata l’indicazione di un partito, ma la scelta di una città. Certe sconfitte non si cancellano, si superano. E io credo che questa volta dovremo fare le cose con calma. Ripartire dall’analisi della città che abbiamo incontrato. Quando si fa cattiva amministrazione la campagna elettorale la fanno i politici, quando si fa buona amministrazione la campagna elettorale la fanno i cittadini. Roberto Giachetti ha scelto una squadra di governo competente e credibile, ha voluto presentare al suo fianco liste pulite e rinnovate ed elaborato un programma all’altezza della sfida. Ha attraversato tutta Roma senza risparmiarsi, al fianco di candidati presidenti di municipio competenti e appassioni che conoscono e amano ogni singolo quartiere della nostra città. Non è bastato. All’indomani del fallimento amministrativo degli ultimi anni, mentre Roberto e noi candidati cercavamo affannosamente di spiegare le nostre ragioni, la città faceva campagna elettorale per la Raggi. Senza bisogno di troppi volantini o candidati. Semplicemente. Come in passato aveva fatto campagna elettorale per Rutelli e Veltroni alla vigilia del secondo mandato. O per Alemanno, in altri frangenti. Oltre gli elettori che non ci perdonano di aver fatto cadere Marino e quelli che non ci hanno mai perdonato di averlo candidato; oltre il disgusto per le vicende di mafia capitale; oltre il voto di protesta contro le politiche del Governo, abbiamo perso queste elezioni perché Roma è una città oltraggiata, umiliata, sporca e ferita nel profondo. Questa volta sono stati i romani esasperati a fare la campagna elettorale del M5S. A credere nelle loro ricette semplicistiche così rassicuranti. A preferire i discorsi letti da Virginia Raggi, all’onestà e alla competenza di Roberto Giachetti. Perché oltre ogni candidato o programma, Roma oggi è una città dove interi quartieri non hanno strade e servizi e dove troppi romani passano ore della propria giornata stretti nelle morse del traffico, dove a tratti non arriva ovunque l’acqua potabile e dove depuratori malfunzionanti creano disagi incredibili, dove cittadini che cadono nei tombini rubati devono restare per ore in attesa dell’arrivo dei vigili se vogliono denunciare l’accaduto, dove se adotti un’area verde vieni sottoposto a mille oneri burocratici. E questa città noi l’abbiamo governata più a lungo di chiunque altro. Una città non a misura di cittadino, dove l’amministrazione è avvertita come ostile, nemica. La Raggi lo ha capito e sa che da questo dovrà partire. Il suo primo video in Campidoglio, appena eletta, ha indicato una rotta chiara, entriamo insieme, scopriamo insieme che cosa c’è, prendiamoci tutto il tempo che ci serve per “cominciare a cambiarlo”. Lo schema di gioco è chiaro, se arriverà qualcosa di buono sarà merito della Sindaca, per quello che non funziona i romani sanno già con chi devono prendersela. Non basterà qualche mese a dilapidare questo patrimonio di consensi per il M5S. La fiducia è un materiale ad altissima temperatura di combustione, una volta concessa serve una temperatura altissima a farla bruciare. Raggiunta quella temperatura brucia in un istante. La ragione è semplice, nessuno ama ammettere di aver sbagliato. E ci vorrà ben altro di qualche nomina sbagliata o qualche retroscena giornalistico a dilapidare il patrimonio di consensi raccolti da Virginia Raggi. Attenzione al gioco dello specchio riflesso, per i primi mesi la Raggi rigirerà la frittata, attribuendo a “quelli che c’erano prima” tutte le responsabilità circa i problemi della città. Ed è da questi problemi che anche noi dobbiamo ripartire. Roberto Giachetti aveva colto un punto cruciale. Partendo dall’elenco delle incompiute. Un elenco sostanzioso di opere mai completate che gridano vendetta. Aveva fatto una promessa: se sarò Sindaco, metterò davanti a ciascuna di quelle opere un cartello con la data di fine lavori, da quei monumenti a quello che sarebbe dovuto essere e non è stato. Riportiamo i nostri eletti e non, i nostri militanti, le nostre bandiere davanti a quello che oggi a Roma non funziona, per cercare di capire insieme ai romani che cosa si può fare. Cerchiamo di mettere comunque quel cartello, anche se abbiamo perso. Alla sindaca Virginia Raggi possiamo segnalare puntualmente errori e mancanze, cercando al tempo stesso di indicare la strada per fare ciò che si deve fare nel migliore modo possibile, nell’interesse dei cittadini. Mostriamo il volto più bello della politica, quello per cui abbiamo cominciato ad amarla. Un lavoro umile e concreto, utile a ritrovare nella città le energie che abbiamo disperso e ritornare a guardarci intorno. Per la nostra generazione, cresciuta negli anni dell’Ulivo, il centrosinistra è una condizione naturale. Lo prova il sorriso coraggioso di Massimo Zedda, fresco di vittoria a Cagliari e subito pronto a volare a Casal Monastero per dare man forte a Giachetti nella campagna per il ballottaggio. Ora la nostra generazione deve saper tornare a costruire zolla a zolla un terreno di lavoro comune, proprio a partire dai problemi quotidiani dei romani. Dobbiamo tornare insieme di forze e valori sociali e culturali capaci di trovare sintesi politica. I grillini al governo faranno degli errori, collezioneranno una gaffe al giorno e tante mosse comunicative azzeccate, si divideranno in correnti e correntine, cominceranno a litigare su assessorati e consulenti, hanno già cominciato. Troveranno anche persone valide, competenti e capaci pronte ad aiutarli, che li aiuteranno a fare cose utili, come è normale che sia. Riceveranno continue direttive da Milano e da Genova, qualcuno si opporrà come a Parma, scopriranno presto cosa significa cimentarsi con l’amministrazione di una realtà così complessa e importante. Diventeranno un partito come tutti gli altri e forse lo sono già diventato. Non ci deve interessare, o meglio, ci deve interessare il giusto. Non deve essere questa la nostra corsa. Un mio amico dei tempi del liceo, che fino a queste elezioni aveva sempre votato PD, sapete cosa ha scritto su fb all’indomani degli attacchi del Fatto Quotidiano per le consulenze della Raggi? :“Almeno questo prova che lei nella sua vita ha anche lavorato!”. Questo è il clima nella città, e non lo si cambia con qualche tweet o editoriale dei quotidiani. Noi non dobbiamo inseguirli sulle agenzie e sui social, non in questo senso almeno. Ritorniamo a montare gazebo e banchetti, nei luoghi del più grande disagio della città. La prossima campagna elettorale è già cominciata, quella collettiva, quella da cui dipende il senso della nostra intera comunità. Non quella interna, la faida utile a determinare i rapporti di forza in un circuito sempre più ristretto di preferenze. Dimostriamoci forza di governo momentaneamente all’opposizione, in tutta la città e non solo in Aula Giulio Cesare. Dobbiamo scegliere il terreno del confronto, e questo terreno non può che essere il bene di Roma. Questo si aspettano da noi i romani che ci hanno votato, ma soprattutto quelli che non ci hanno votato. E che dobbiamo tornare a convincere. In fondo è quello che ha fatto il M5S negli ultimi anni, è quello che i grillini hanno imparato da noi. E che noi abbiamo fatto sempre meno negli anni. Abbiamo l’occasione della campagna per il referendum costituzionale, viviamola a viso aperto, nella città. Fin da subito per incontrare i romani e spiegare quello che stiamo cercando di fare, per le nostre istituzioni e per il nostro paese. Cominciamo ad usare davvero la rete, le potenzialità della società digitale, non solo per relazionarci tra di noi e guardarci vicendevolmente l’ombelico, ma per accorciare la distanza tra noi e i cittadini, partendo da problematiche reali e istanze territoriali. In quanti gruppi nel quale compare la parola PD siamo iscritti su fb? E in quanti legati a problematiche specifiche della nostra città e ai nostri quartieri? Il Partito Democratico avrà ancora senso in questa città solo se svolgerà questa funzione. E se ritornerà a studiare quello che succede per capirlo davvero e non per cercare solo di spiegarlo. Quello che è oggi a Roma il Partito Democratico, al netto di tutto il grande lavoro fatto in questi mesi difficili di commissariamento, non può ancora minimamente ambire a questo ruolo, dobbiamo esserne tutti consapevoli. Quello che il PD è nato per essere forse sì, ed è questo il perimetro della sfida che abbiamo di fronte. Oltre la retorica del buono e cattivo, dovremo capire quale può essere oggi la formula vincente per tornare a radicare una comunità viva e vitale nella nostra città, abolire le rendite di posizione per tutti e premiare l’operato delle classi dirigenti territoriali che sapranno recuperare consensi al partito e non quelle più attrezzate a fare incetta di preferenze individuali, spesso a scapito del risultato generale. Tornare ad agire, pensare, studiare come una comunità, ritrovare il senso di un impegno comune. In questa lunga, difficile e bellissima campagna elettorale ho conosciuto tante splendide persone pronte a metterci la faccia nonostante tutto candidandosi nei Municipi e al Comune, persone che hanno reso possibile la campagna del PD e animato la Stazione di Giachetti rinunciando a molto nel loro privato per costruire con il loro lavoro quotidiano un pezzetto di speranza collettiva. Non è bastato, ma è stato davvero tanto. Un patrimonio di impegno e di fiducia da cui vale la pena ripartire. Il PD che ho amato, e nel quale non ho mai smesso di credere deve diventare la casa per queste persone. Se fallisse in questo compito sarebbe un partito da rottamare. Dobbiamo aprire una discussione su quello che possiamo essere, molto prima di cominciare a discutere su chi dovrà guidarlo. Ed essere ogni giorno un primo passo del cambiamento che vorremmo vedere in città. Dobbiamo farlo insieme, in tutti i momenti che sapremo costruire per non sprecare l’occasione di riscatto che offre sempre ogni sconfitta, per non disperdere la bella speranza per Roma che insieme abbiamo saputo coltivare anche nel momento più difficile.

  • Tutti con Roberto Giachetti!

    Un lungo viaggio nella nostra città eterna, stanca e umiliata da una politica che troppo a lungo non è stata capace di dare risposte vere ai problemi dei romani. Una grande certezza, Roma ha bisogno di un sindaco vero e di una grande squadra di persone oneste e competenti al suo fianco. Non possiamo permetterci esperimenti, dobbiamo scegliere con la testa per il bene della nostra città. Oggi alle 18.30 ultima tappa di questo viaggio difficile e bellissimo presso il ponte della musica con Roberto Giachetti ed i candidati presidenti dei municipi, per entrare insieme nelle ore decisive per il futuro di Roma. Perché Roberto non può vincere questo ballottaggio senza l'impegno di ciascuno di noi. Perché uno vale uno, per tutti. E sono certo che insieme possiamo farcela!

  • Grazie

    Grazie ancora per il sostegno. Abbiamo costruito insieme una piccola grande impresa: 1909 voti, secondo i primi dati pubblicati sul sito del Comune. Un'onda di impegno e di entusiasmo che abbiamo saputo far crescere nel mare del rifiuto verso la politica. Ora di nuovo tutti al lavoro per superare insieme lo scoglio del ballottaggio e fare meglio per Roma con Roberto Giachetti Sindaco! Insieme possiamo farcela!

  • #faremeglioxRoma -3 Party

    Una campagna elettorale difficile e bellissima, un viaggio senza sosta in una cittá ferita, l'incontro con tante persone che scelgono ogni giorno di non arrendersi, l'affetto ed il sostegno di amici e compagni veri. Se siamo arrivati fino a qui è solo grazie a tutti voi. Ho pensato così di invitarvi in questo giorno speciale al Rest Art per ringraziarvi uno ad uno. Per cominciare insieme il conto alla rovescia più importante. Perché Roma torna Roma solo se nelle prossime ore ce la mettiamo davvero tutta, insieme. Vi aspetto stasera, dalle 21:30 a via dei Cerchi 75, operativi!

bottom of page