Verso le primarie sempre avanti con Roberto Giachetti e Anna Ascani per dare più forza all'Itali
La storia sta bussando alle nostre porte. Il vento dei populismi soffia forte sulle ferite dell’Europa e delle nostre città, dopo le elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna, le amministrative e le elezioni europee sono appuntamenti cruciali. Roma è il cuore della battaglia, l’epicentro di un terremoto politico e sociale che sta portando ovunque i populisti al governo e che qui fa danni già da tre anni. Un laboratorio nazionale che ha prodotto il disastro che tutti tocchiamo con mano ogni giorno: la Capitale è travolta dagli scandali, sommersa dai rifiuti, bloccata nei trasporti, invasa dalle buche. Tutte le promesse con cui la Raggi ha rubato ai romani il sogno olimpico sono state tradite, Roma è frontiera indispensabile di questa battaglia. Da quasi un anno l’odio e le bugie di Salvini e Di Maio governano anche il paese, calpestando i diritti degli ultimi per crescere nei consensi, mettendo a serio rischio i fondamenti del nostro vivere civile e della nostra economia. Esiste un’Italia che resiste a tutto questo ed esiste solo un partito democratico, l’unico che affida direttamente a tutti i suoi elettori il diritto di scegliere il segretario, che può e deve costituire il principale argine politico a questa deriva. Una cosa ho capito in questi anni di militanza e impegno, anche nei momenti più difficili, il partito democratico può contare su un'energia unica, straordinaria: donne e uomini che ce la mettono tutta, chi ci mette la faccia ogni giorno al lavoro, al bar, in autobus per spiegare le ragioni democratiche ai cittadini, anche portando sulle spalle il peso di errori non propri, chi monta i gazebo delle primarie, chi si mette le mani in tasca per pagare le spese di una sede, persone splendide che fanno politica per difendere un’idea di futuro, senza tornaconti, solo per servire, mai per servirsi. È da queste forze che dobbiamo ripartire per andare incontro a tutti gli altri, facendo noi il primo passo. Sono grato alle tante donne e i tanti uomini che lavorano ogni giorno al mio fianco a costo zero per fare questo a Roma e felice che tanti di loro abbiano accettato di candidarsi nelle liste a sostegno di tutte le candidature che concorrono alle primarie del prossimo 3 marzo. La considero una ricchezza, per tutti. Lo abbiamo sempre detto: il futuro della Capitale è una grande questione nazionale, nuove energie sono indispensabili a ogni livello. Sento il dovere di fare a loro e a tutti i candidati il mio migliore in bocca al lupo, ringraziandoli per l’impegno che non hanno mai fatto mancare. Roberto Giachetti, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti sono sempre stati al nostro fianco ed è anche grazie al loro impegno che abbiamo raccolto in condizioni difficilissime gli importanti risultati di questi mesi: a Roma il PD è vivo, siamo tornati primo partito alle ultime elezioni regionali e municipali, abbiamo strappato 4 collegi alle destre e al M5S raccogliendo alle politiche un risultato superiore alla media nazionale. Solo l'inizio del lungo percorso che ci attende e che ci deve portare a costruire un'alternativa credibile allo sfacelo Raggi per riconquistare il cuore dei romani e il governo della città, tutti insieme. Una sfida per tutto il PD. Tre candidature di valore su opzioni politiche differenti possono concorrere ad avvicinare quanti più elettori possibili alle primarie. Il risultato non è scritto e la partecipazione deve essere per tutti il grande obiettivo. Quante più persone voteranno, tanto più saremo forti nel confronto con i populisti. Per raggiungere queste obiettivo le primarie devono essere un momento di confronto vero. Un confronto necessario a cui nessuno di noi deve sottrarsi. Per questo ritengo utile spiegare a tutti gli amici e i compagni con cui condivido il mio impegno quotidiano le ragioni della mia scelta.
Una volta una persona molto importante per me e per Roma che oggi non c’è più mi disse: “Andrea, esiste un solo modo per non sbagliare mai, fare sempre quello che senti giusto". Le scelte politiche di ciascuno di noi si intrecciano con le esperienze personali e la politica è sempre vita, mai calcolo, almeno secondo me. Se poco più che bambino non avessi visto con i miei occhi la grande trasformazione di Roma per l’azione delle giunte guidate da Francesco Rutelli, probabilmente non avrei scelto questa strada. Ricordo lo stupore nel vedere le nuove piazze al posto dei parcheggi, gli spazi verdi e parchi, i cantieri del Giubileo e poi le opere che rendono la vita più semplice alle persone. Scelsi di impegnarmi politicamente durante gli anni del Liceo con un sogno: contribuire a costruire anche in Italia un grande partito democratico che guardasse più al millennio che stava arrivando che alle divisioni del passato, per questo scelsi l’allora formazione dei Democratici nati sulla spinta di giovani sindaci coraggiosi che volevano dare più forza al centrosinistra per permettere ai riformisti di governare e cambiare il paese. Un obiettivo per cui non ho mai smesso di lavorare, alcune delle persone che incontrai allora, sono ancora oggi amici nella vita e compagni di impegno quotidiano. In questo mi sento a tutti gli effetti un nativo democratico, anche se poi abbiamo impiegato molti altri anni per fare nascere davvero il PD. Ricordo la difficoltà degli inizi, ricordo come ieri quando insieme a Roberto Giachetti, Luciano Nobili e tanti altri amici partimmo da sotto il Campidoglio con un pullmino e un gruppo di ragazzi per chiedere alle persone che volevamo rappresentare come lo immaginavano questo PD che faticava a partire, come avrebbero voluto che fosse. Erano i giorni delle polemiche sui giornali, delle liti tra le correnti, scegliemmo di scommettere sulla politica e metterci in cammino per andare incontro alle persone. Ci paragonarono al pullmino di “Little Miss Sunshine”, ricordo per questo il sorriso di Walter Veltroni quando venne a salutarci alla partenza, non dimentico il commento di Matteo Renzi che ci salutò da Firenze dicendo “Quando arrivate da noi dateci un colpo di clacson».
Una cosa è certa, per tutti noi, quel viaggio non è mai finito. E nonostante i kilometri percorsi, la fatica, le sconfitte e le vittorie, il PD che abbiamo realizzato è ancora molto diverso da quello che volevamo. Faccio un esempio per tutti: il protagonismo degli iscritti. Lo abbiamo scritto nel nostro Statuto, offrire referendum tematici per chiedere agli iscritti di definire la linea del partito, non solo i nomi di candidati e di eletti. Si è fatto una sola volta a Roma, pochi mesi fa, grazie all'impegno di tutto il Partito, quando abbiamo deciso con gli iscritti la linea del partito su due temi cruciali: il futuro dei trasporti e l’emergenza rifiuti. Sarebbe dovuto essere la regola. Qualcosa di molto importante però siamo riusciti a realizzarlo, soprattutto al governo del paese. Se oggi abbiamo le unioni civili, il reddito di inclusione, il dopo di noi, le legge contro il capolarato, gli ecoreati è grazie all’azione dei governi di centro sinistra. Se i riformisti sono arrivati a scrivere leggi così importanti per la storia del paese è grazie al carattere, alla determinazione, alle doti e anche ai limiti di Matteo Renzi, della sua squadra e di Paolo Gentiloni che ha raccolto il suo testimone. Abbiamo perso le elezioni, certo. Dobbiamo riflettere sugli errori che abbiamo compiuto, naturalmente. Ma in tempi così duri non possiamo concederci il lusso di perderci. Dobbiamo guardare negli occhi chi ha creduto in noi in questi tempi di fake news e anti politica, abbiamo il dovere di andare avanti sulla strada che abbiamo intrapreso insieme. Quando abbiamo risposto alla paura dicendo un euro in cultura e un euro in sicurezza, quando abbiamo difeso il valore della vite nel Mediterraneo, quando abbiamo offerto diritti a tutte le persone che si amano non sbagliavamo. Non sbagliava chi credeva in noi. Non è vero quello che dice Conte, lui non è l'avvocato degli italiani, i populisti non difendono gli interessi del popolo, speculano sulle paure per raccogliere consensi senza risolvere problemi. Sono i riformisti e i democratici che hanno il compito di invertire la rotta, dire la verità alle persone, anche quando non conviene elettoralmente. Ma alla lunga paga, sempre. Credo che sia per questa ragione che Roberto Giachetti e Anna Ascani hanno scelto di candidarsi, per portare avanti a testa alta nel congresso l'orgoglio e la determinazione di quello che siamo e soprattutto di quello che vogliamo essere. Sempre altracosa rispetto al populismo di lega e M5S, due facce della stessa medaglia. Sicuramente è per questa ragione che ho scelto di sostenerli e candidarmi anch'io nella lista Sempre Avanti per Roberto Giachetti e Anna Ascani in assemblea nazionale nel collegio del I e II municipio al fianco di Daniela Spinaci, Valerio Casini, Piera Coluzzi, Fabrizio Barbone, Isabella Montagna e Umberto Mosso.
Mi sono molto emozionato quando Roberto e Anna hanno deciso di cominciare il loro viaggio a Danzica dalla tomba di Pawel Adamowicz, perché anche io penso che sia proprio da questo esempio che dobbiamo ripartire. Il mondo non ha bisogno di altri sceriffi ma di nuovi sindaci, come Massimo Zedda che ha saputo costruire un risultato straordinario presentandosi come un sindaco per tutti i sardi. Altro che le pagliacciate online per salvare dal processo Salvini, alle nostre primarie centinaia di migliaia di elettori in carne ossa decideranno davvero la direzione da dare al futuro del paese. Un'emozione fantastica, di cui possiamo essere tutti protagonisti. Sarà una grande festa democratica il prossimo 3 marzo. La nuova tappa di un lungo cammino. Vi aspetto per andare sempre avanti, insieme.