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Buon lavoro al nostro nuovo Segretario Nicola Zingaretti! La straordinaria partecipazione offre una












Alle primarie ha vinto Zingaretti, ma ha vinto anche e forse soprattutto la partecipazione degli elettori. Ha festeggiato?

E' stata sicuramente una grande festa democratica, 107mila 389 votanti sono un dato straordinario. Un avviso di sfratto alla Raggi, ma anche al governo Conte e al duo Salvini-Di Maio. Sono il messaggio lanciato da una città che resiste, che sta pagando il prezzo di un'amministrazione populista, ma che reagisce nonostante tutto e sceglie di riconoscersi nella guida nazionale di Nicola Zingaretti. Un risultato storico per Roma per cui voglio ringraziare anche Giachetti e Martina, insieme ai tantissimi volontari che hanno lavorato dall'alba alla notte.

Il nuovo mantra sembra essere l'unità, forse mancata durante l'era Renzi. L'unione fa la forza, insomma. E' davvero così?

L'unione fa certamente la forza, quando scaturisce dall'incontro con il nostro popolo come è avvenuto domenica e non da accordi di potere o calcoli elettorali, quando intelligenze ed esperienze diverse scelgono di impegnarsi insieme perchè sentono di avere collettivamente qualcosa da dare, non solo da chiedere, alla politica.

Il neosegretario ha raccolto un grandissimo consenso, specie a Roma. Una vittoria che suona anche come bocciatura al "turborenzismo" di cui lei fa parte.

Parliamo di un congresso nazionale a cui ricordo Renzi ha partecipato da semplice elettore, senza mai dichiarare il suo voto. Resta punto di riferimento nella battaglia di opposizione parlamentare al governo, ma non si sta occupando delle vicende interne. Io rispetto e comprendo la sua scelta. Dovremmo liberarci dall'ossessione di parlare sempre e solo di Renzi e offrire tutti la massima collaborazione al nuovo segretario, Nicola Zingaretti.

Però lei ha preso le redini del partito romano da renziano. E che la vittoria di

Zingaretti rappresenti una richiesta dal basso di cambiare linea è assodato. Si sente in bilico?

Perché dovrei? Il Pd a Roma è vivo, lo dimostrano i dati elettorali, nonostante la condizione economico finanziaria da brividi che abbiamo ereditato. Come democratico nel partito ho sostenuto la mozione Giachetti-Ascani, sono contento che abbia avuto un risultato positivo, ma molte delle persone con cui lavoro nella segreteria e nel partito hanno appoggiato Zingaretti e Martina, una pluralità che ha favorito la grande partecipazione di domenica. Come segretario penso che la nostra sfida debba essere lavorare per aprire una nuova fase che coinvolga nuove energie.

Se qualcuno chiedesse le sue dimissioni, cadrebbe dalle nuvole?

Ne abbiamo viste tante in questi anni e non posso escludere nulla, quello di cui sono certo è che i romani che si sono messi in fila al gazebo non lo hanno fatto per chiedere un congresso anticipato del PD Roma ma per offrirci una nuova occasione che non possiamo sprecare. Zingaretti scegliendo di partire simbolicamente dai cantieri della Tav ha dato il segnale di un segretario che vuole unire il PD intorno alle grandi questioni strategiche per parlare al paese, non al ceto politico, e io condivido questa sua scelta.

Mi passi la battuta, "sta sereno" quindi...

Guardi, credo che il contributo che dobbiamo offrire al nuovo segretario sia quello di metterci tutti lealmente a disposizione di un nuovo percorso, non certo quello di aprire una nuova stagione di rappresaglie, rese dei conti e lotte intestine nei territori. Specie in un momento così importante a livello politico, alla vigilia delle fondamentali elezioni europee.

Le prossime sfide per il partito democratico romano?

La prima è sostenere Zingaretti in vista delle europee appunto, per costruire la migliore proposta e le migliori candidature possibili. Dobbiamo mobilitarci strada per strada, non tornare subito a dividerci al nostro interno. Ho molto apprezzato quando il segretario ha dedicato la vittoria a Greta Thumberg (la 16enne svedese che lotta contro il cambiamento climatico, ndr) e credo che la mobilitazione per il pianeta del 15 marzo sia la prima grande occasione che abbiamo come democratici per scendere in campo in una delle battaglie fondamentali dell'agenda europea.

Poi però ci saranno anche elezioni romane. Come pensate di muovervi per arginare l'ascesa di Matteo Salvini e dei sovranisti che puntano a Roma?

Prima di tutto, quello che serve a Roma è una riscossa popolare, civica, in cui il Pd si faccia soggetto promotore al fianco di tutte le migliori energie della città. Il fallimento dei Cinque Stelle non è solo di Virginia Raggi, è un fallimento dei populisti nell'affrontare i problemi complessi. Penso al disastro sui rifiuti, nel sociale e nei trasporti, alla grande balla che ci hanno raccontato sulle Olimpiadi, ci hanno detto che avrebbero rinunciato a ospitare la competizione perché le priorità erano altre, tipo sistemare le buche per strada. Ora ci ritroviamo senza le Olimpiadi e con le strade distrutte.

Quindi Raggi uguale Salvini, Salvini uguale Raggi?

Roma ha bisogno di un sindaco vero non di una marionetta o uno sceriffo. Dobbiamo svelare il bluff: il fallimento di Raggi e le false promesse di Salvini sono due facce della stessa medaglia.

Potrebbe candidarsi sindaco?

L'impegno che ho preso con i militanti romani non è quello di candidarmi sindaco ma di costruire insieme un nuovo PD che contribuisca a scegliere la migliore candidata o candidato possibile per vincere. Sempre con la consapevolezza che nessuna donna o uomo può governare Roma da solo. Roma ha bisogno di una grande squadra.


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